Perché c’era questo ragazzino di circa otto anni, che mi somigliava molto e mi guardava da una fotografia diventata un po’ rossa con il tempo, abbracciando un Goldrake di plastica alto quasi quanto lui. E questo ragazzino - erano gli anni Settanta del secolo scorso - pensava in continuazione allo spazio e si chiedeva se ci fossero altre forme di vita nell’universo, e allora mi è sembrato bello provare a dargli una risposta. Insomma, l’ho fatto per me.
Dove, come e quando l'ha scritto?
L’ho scritto su un tavolino in mansarda, al computer, prevalentemente di notte mentre mia moglie e mia figlia dormivano, ma anche in ogni ritaglio di tempo libero che sono riuscito a trovare. Ci ho messo circa un anno, dall’inizio alla fine del 2015, con una accelerata negli ultimi mesi, e quasi a tempo pieno durante le vacanze di Natale. Ma in realtà, prima di iniziare a scrivere davvero, l’ho scritto nella testa per quasi un anno. (A dire il vero, ora che ci penso, in un certo senso l’ho scritto nella testa per quasi quarant’anni.)
È bello?
Il ragazzino della foto dice di sì.

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Dove sono tutti quanti? è uscito un paio di mesi fa per Rizzoli. Il sottotitolo recita 'Un viaggio tra stelle e pianeti alla ricerca della vita' e parla anche di noi, cioè, sì, proprio di me e di te.
Amedeo Balbi è l'astrofisico di riferimento di tutta l'internet, ha un blog che si chiama Keplero e una bellissima newsletter intitolata 'In poche parole, l'universo'. Incidentalmente, gli è capitato di scrivere per Barabba una cosa sulla sfiga. (Una volta ci siamo anche incontrati, ma secondo me non ho fatto una bellissima figura.)