La prima volta che ho visto Freak Antoni, lui era insieme a Dandy Bestia, voce e chitarra, al Parco della Resistenza di Novi di Modena. Era il millenovecentonovanta-e-qualcosa, avrò avuto quattordici o quindici anni, non di più. In qualche modo quel concerto, uno dei primi che vedevo, ha cambiato o iniziato a cambiare il mio modo di ascoltare le cose.
Ho visto gli Skiantos due o tre volte, nella vita, l'ultima è stata alla Festa del PD di Carpi, tipo nel 2004. A volte mi son piaciuti, altre meno, dipende da cosa mi passava per la testa o da chi mi credevo di essere in quel momento.
Freak Antoni capitava spesso di vederlo tra il pubblico di qualche concerto, a fine anni '90, inizio anni zero, soprattutto se c'era una reunion di gruppi vecchi e scassoni.
Non ho neanche un disco degli Skiantos, in casa. Era tutto su cassettine perse nei traslochi o stipate in qualche scatolone in qualche soffitta. Ho solo un CD con Freak Antoni che legge delle poesie e canta delle cose. L'ho preso l'ultima volta che l'ho visto, un paio di anni fa, credo, alla Salumeria del Rock di Arceto di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, dove recitava le sue poesie e canticchiava le sue canzoni accompagnato da una pianista che, mi ha detto poi chi ne sapeva, suonava musica contemporanea anche abbastanza cazzuta. Io e la morosa siamo arrivati presto, c'erano solo altre due o tre persone in sala, ci siamo messi a un tavolino e abbiamo ordinato due hamburger e della birra. Freak Antoni e la pianista hanno finito di sistemare i microfoni e le cose, e poi, nella sala semivuota, sono venuti al nostro tavolo. «Possiamo sederci a mangiare con voi?» E così abbiamo chiacchierato amabilmente per una mezz'ora, dopo si sono alzati e sono andati a prepararsi per lo spettacolo. Lui era magrissimo, smuntissimo, esausto, ma faceva morir dal ridere, a tavola e sul palco.
All'inaugurazione del Bonvi Parken, a Modena, un pomeriggio di due o tre anni fa, ero in fila dietro di lui al gazebo della Protezione Civilen per accaparrarmi un hot dog. La morosa mi raggiunge, glielo indico, lo vede, dice «Freak Antoni!»
Lui si gira, serissimo, sta zitto due secondi, e poi risponde: «Assolutamente no.»
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