Ciao Ginevra, perché hai scritto La questione più che altro?
Ho iniziato a scriverlo nel momento in cui ho compreso che la mia idea di quel che mi sarebbe piaciuto fare era frutto di un equivoco. Cioè, ho iniziato a scriverlo quando ho capito che sarei stata una sega come giornalista e che quel che usavo mettere nero su bianco già da diversi anni non era la cronaca del quotidiano ma la sua narrazione/rappresentazione. Poi mi sono arenata. Poi l’ho finito perché mio padre è mancato e pensavo di doverlo restituire al mondo in tutta la sua bellezza non compresa. Poi è finita che mi sto accorgendo che è stato lui a portare nel mondo me.
Dove, come e quando l'hai scritto?
Davanti alla stufa nella casa materna, in treno, in una stanza singola di un appartamento condiviso, in una stanza doppia di un appartamento condiviso, in treno, in autobus, su un foglio A4 tra una chiamata e l’altra in un callcenter, alla fermata del vaporetto, seduta per terra, in ospedale, camminando, riempiendomi le tasche di pizzini accartocciati durante i turni al ristorante, al computer, sul diario, sul retro degli scontrini, la mattina presto, a notte fonda, in pausa, a singhiozzo, tra il novembre del 2010 e l’agosto del 2014, con lunghi silenzi nel mezzo.
È bello?
È un tipo.
_________________
Ginevra Lamberti ha un blog inbassoadestra. Nella vita le è capitato di scrivere anche delle cose su Barabba e su Schegge di Liberazione.
La questione più che altro è, come si dice, il suo esordio letterario, uscito qualche mese fa per le edizioni nottetempo.
Fate ancora in tempo a correre in libreria per poi infilarlo in qualche cesto natalizio. Secondo me viene un bel regalo.
martedì 22 dicembre 2015
venerdì 18 dicembre 2015
giovedì 17 dicembre 2015
mercoledì 16 dicembre 2015
martedì 1 dicembre 2015
Tre domande a Elena Marinelli
Ciao Elena, perché hai scritto Il terzo incomodo?
Ho scritto Il terzo incomodo perché volevo additarlo in pubblico e un post su Facebook mi pareva troppo poco.
Dove, come e quando l'hai scritto?
L'ho scritto in un anno e mezzo circa, con due riscritture, a parte i capitoli finali che ho riscritto quattro volte. Io sono lenta a scrivere e mi aiuta molto riscrivere, è una cosa che ho imparato ad apprezzare da pochi anni a questa parte, deve essere l'età, dice che si diventa più pazienti. Scrivevo dalle 5.45 alle 7.40 dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 17 il sabato e la domenica con una pausa di una mezz'ora per il pranzo e dalle 8.30 fino almeno alle 11 durante le feste comandate o le ferie.
Anche il posto era abitudinario: seduta alla mia scrivania, con il computer, guardando un muro bianco di fronte a me e una finestra che affaccia su Milano alla mia destra. Il muro bianco l'ho scelto perché uno scrittore statunitense molto bravo in un'intervista in tv una volta ha detto che scriveva guardando un muro bianco*. Ho pensato che tentare non mi sarebbe costato nulla, letteralmente, perché non avrei dovuto dipingere niente. Il computer l'ho scelto perché è comodo. Ho cambiato solo per un Natale e una Pasqua, perché non ero a Milano e mi sono dovuta adattare; il computer era sempre quello, ma di fronte a me c'era lo spettacolo panoramico delle colline molisane dove sono cresciuta.
È bello?
È diviso in due parti. A molti è piaciuta più la prima della seconda, ad alcuni più la seconda della prima. Qualcuno si è affezionato a due personaggi che sembrano minori, Memè e Marianna, e io l'ho chiamato "Fattore M", altri mi hanno detto che Teresa, la protagonista, è un personaggio molto interessante. Una domanda molto bella che mi è stata fatta è perché ho scelto i nomi che ho scelto - io sono molto attenta ai nomi che uso, hanno un significato preciso nella storia e per il suono complessivo prodotto dalle lettere.
Una persona ci ha tenuto a sottolineare che gli è piaciuto «assai» e quell'assai mi ha fatto molto piacere.
Per fortuna nessuno fino a questo momento mi ha detto che so scrivere come uno scrittore maschio.
*Il video non l'ho trovato, quindi può essere che me lo sia immaginato.
Grazie delle domande.
_________________
Elena Marinelli ha un blog tutto suo, scrive(va) su Barabba collo pseudonimo di osvaldo e se guardate nel catalogo di Barabba Edizioni ci sono un paio di libri che ha scritto.
Il terzo incomodo è il suo esordio letterario nell'editoria reale, è uscito di questi tempi per Baldini & Castoldi ed è un libro molto bello. Noi del soviet barabbista supremo siamo molto orgogliosi di lei.
Lo scrittore americano che scrive davanti a un muro bianco mi sembra di ricordare che fosse Paul Auster, che da qualche parte disse che se metteva il tavolo davanti alla finestra del salotto di casa sua, a Park Slope, Brooklyn, NY, là fuori c'era talmente tanta vita che smetteva di aver voglia di scrivere.
Ho scritto Il terzo incomodo perché volevo additarlo in pubblico e un post su Facebook mi pareva troppo poco.
Dove, come e quando l'hai scritto?
L'ho scritto in un anno e mezzo circa, con due riscritture, a parte i capitoli finali che ho riscritto quattro volte. Io sono lenta a scrivere e mi aiuta molto riscrivere, è una cosa che ho imparato ad apprezzare da pochi anni a questa parte, deve essere l'età, dice che si diventa più pazienti. Scrivevo dalle 5.45 alle 7.40 dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 17 il sabato e la domenica con una pausa di una mezz'ora per il pranzo e dalle 8.30 fino almeno alle 11 durante le feste comandate o le ferie.
Anche il posto era abitudinario: seduta alla mia scrivania, con il computer, guardando un muro bianco di fronte a me e una finestra che affaccia su Milano alla mia destra. Il muro bianco l'ho scelto perché uno scrittore statunitense molto bravo in un'intervista in tv una volta ha detto che scriveva guardando un muro bianco*. Ho pensato che tentare non mi sarebbe costato nulla, letteralmente, perché non avrei dovuto dipingere niente. Il computer l'ho scelto perché è comodo. Ho cambiato solo per un Natale e una Pasqua, perché non ero a Milano e mi sono dovuta adattare; il computer era sempre quello, ma di fronte a me c'era lo spettacolo panoramico delle colline molisane dove sono cresciuta.
È bello?
È diviso in due parti. A molti è piaciuta più la prima della seconda, ad alcuni più la seconda della prima. Qualcuno si è affezionato a due personaggi che sembrano minori, Memè e Marianna, e io l'ho chiamato "Fattore M", altri mi hanno detto che Teresa, la protagonista, è un personaggio molto interessante. Una domanda molto bella che mi è stata fatta è perché ho scelto i nomi che ho scelto - io sono molto attenta ai nomi che uso, hanno un significato preciso nella storia e per il suono complessivo prodotto dalle lettere.
Una persona ci ha tenuto a sottolineare che gli è piaciuto «assai» e quell'assai mi ha fatto molto piacere.
Per fortuna nessuno fino a questo momento mi ha detto che so scrivere come uno scrittore maschio.
*Il video non l'ho trovato, quindi può essere che me lo sia immaginato.
Grazie delle domande.
_________________
Elena Marinelli ha un blog tutto suo, scrive(va) su Barabba collo pseudonimo di osvaldo e se guardate nel catalogo di Barabba Edizioni ci sono un paio di libri che ha scritto.
Il terzo incomodo è il suo esordio letterario nell'editoria reale, è uscito di questi tempi per Baldini & Castoldi ed è un libro molto bello. Noi del soviet barabbista supremo siamo molto orgogliosi di lei.
Lo scrittore americano che scrive davanti a un muro bianco mi sembra di ricordare che fosse Paul Auster, che da qualche parte disse che se metteva il tavolo davanti alla finestra del salotto di casa sua, a Park Slope, Brooklyn, NY, là fuori c'era talmente tanta vita che smetteva di aver voglia di scrivere.
Iscriviti a:
Post (Atom)