mercoledì 31 dicembre 2008

SUCCISA VIRESCIT

Significa: Tagliato, ricresce; in ambito filosofico viene interpretato: Precipitare la fine, anticipare l'inizio. Questo concetto è comparso durante una conversazione tra Barabbisti et alii mentre si commentava la vittoria di Obama a Novembre. Per certi versi rieccheggia il classico Tanto peggio, tanto meglio che correva di bocca in bocca tra gli extraparlamentari del secolo scorso. Quella sera però assumeva connotazione più forti e darwinistiche, una sorta di conclamato Noi non ci saremo (infatti G. Lindo Ferretti, sotto questo aspetto e molti altri, non è più tra di noi). Quella notte stessa (6-7 nov) il sottoscritto sognava di svegliarsi tra brande di soldati all'interno di un sottomarino atomico in avaria. Pochi giorni dopo, credo 2 o 3 al massimo, qualcosa di simile è successo, molti soldati sono morti ma il potenziale mortifero nucleare non ha infettato il globo terracqueo. Qualche giorno prima P.P., rinomato e pluripremiato fumettista italiota, chiude una mail indirizzatami con:

Questi ultimi anni dell'era postmoderna mi sono sembrati un po' come quando sei alle superiori e i tuoi genitori partono e tu organizzi una festa. Chiami tutti i tuoi amici e metti su questo selvaggio, disgustoso, favoloso party, e per un po' va benissimo, è sfrenato e liberatorio, l'autorità parentale se ne è andata, è spodestata, il gatto è via e i topi gozzovigliano nel dionisiaco. Ma poi il tempo passa e il party si fa sempre più chiassoso, e le droghe finiscono, e nessuno ha soldi per comprarne altre, e le cose cominciano a rompersi o rovesciarsi, e ci sono bruciature di sigaretta sul sofà, e tu sei il padrone di casa, è anche casa tua, così, pian piano, cominci a desiderare che i tuoi genitori tornino e ristabiliscano un po' di ordine, cazzo... Non è una similitudine perfetta, ma è come mi sento, è come sento la mia generazione di scrittori e intellettuali o qualunque cosa siano, sento che sono le tre del mattino e il sofà è bruciacchiato e qualcuno ha vomitato nel portaombrelli e noi vorremmo che la baldoria finisse. L'opera di parricidio compiuta dai fondatori del postmoderno è stata importante, ma il parricidio genera orfani, e nessuna baldoria può compensare il fatto che gli scrittori della mia età sono stati orfani letterari negli anni della loro formazione. Stiamo sperando che i genitori tornino, e chiaramente questa voglia ci mette a disagio, voglio dire: c'è qualcosa che non va in noi? Cosa siamo, delle mezze seghe? Non sarà che abbiamo bisogno di autorità e paletti? E poi arriva il disagio più acuto, quando lentamente ci rendiamo conto che in realtà i genitori non torneranno più - e che noi dovremo essere i genitori.

David Foster Wallace


E una notte di dicembre questo genio, di cui conosco ancora poche cose, decide di non riuscire più a sopportare l'attesa, o il cambio di prospettiva, o queste e mille altre cose.
Perdonatemi questa svolta intimista e questo giochetto delle coincidenze, perdonatemi/ci una latitanza che sa di stanchezza ed esasperazione nel sopportare l'assurdo anche quando ha risvolti comici (la scuola tutta va a manifestare contro le previste mannaiate della Siura Gelmini mentre il governo, sotto pressione dela Lega Nord, aiuta con milioni di euri il piccolo mondo delle corse dei cavalli e delle scommesse correlate. Dopo questi fatti, reinterpreti sotto una nuova luce la frase preferita di alcuni professori della superiori. Datti all'Ippica! non è un insulto ma un consiglio...).
A tutti, o quasi, piace pensare di vivere in periodi storici irripetibili, unici, (che tu possa vivere tempi interessanti è un antico augurio cinese), e io non sono da meno. Confesso che in questi ultimi mesi mi son ritrovato ad augurarmi l'avvento di una nuova era, la fine di un epoca buia e stupida che è cominciata alla fine degli anni '70 e che sembra finalmente tirare le cuoia in questi ultimi scampoli del primo decennio del XXI° secolo (cfr. Come gli stregoni hanno conquistato il mondo - Breve storia delle delusioni moderne di Francis Wheen). Un moto di accellerazione è visibile in tutto il mondo, a causa della crisi finanziaria e dei suoi cascami tutt'altro che teorici e metafisici, e una delle sue più brutali manifestazioni sta avvenendo mentre scrivo e leggete: il massacro di Gaza. Intorno a questo evento, feroce, inumano e meschino, s'avverte il fiato corto, l'impazienza, l'ansia, la consapevolezza che potrebbe essere l'ultima occasione, la necessità di fare più danni e lutti possibili prima che le cose e le carte in tavola cambino.
Magari sono solo flebili percezioni, sensazioni apparenti, sproloqui da profeta rinnegato, ma non è questo lo spirito che ci porta ad accogliere il nuovo anno e tutti quelli a seguire?
Tornando alle prime righe, il mio buon proposito sarà spingere più in fondo ciò che va in putrefazione e favorire ciò che sta nascendo. Buon anno

1 commento:

  1. mobilis in mobile, anche...
    è il motto del nautilus

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