giovedì 19 maggio 2016

Tre domande a Marino Neri

Ciao Marino, perché hai scritto (e disegnato) Cosmo?
Avevo voglia di disegnare nebulose, galassie e pianeti utilizzando la china nera.
Forse avrei voluto fare un fumetto di fantascienza, ma non ne ho avuto il coraggio…
Però ho capito che la volontà non conta nulla, conta solo la determinazione. Bisogna continuare a lavorare al “mucchio della composta” e farsi trovare pronti nel momento in cui le stelle, la lampada sopra il tavolo da disegno e la matita che si stringe in mano si allineano perfettamente…

Dove, come e quando l'hai scritto (e disegnato)?
L’ho scritto e disegnato a più riprese negli gli ultimi tre anni. Prima spesso di sera in un solaio a Modena. I miei vicini ci stendevano e c’era sempre un buon odore di bucato. Poi in un atelier a Parigi, nel 11°. Lavoravo di giorno in compagnia degli amici grafici che condividevano con me l’atelier, ma anche la notte, perché se dormi dove lavori capita che lavori tutto il tempo.
Poi di nuovo a Modena, e in quel periodo ho preso l’abitudine di lavorare la mattina presto, perché si produce meglio. Infine un’estate intera in un piccolo paese in provincia di Urbino, con la vista sulle colline marchigiane.

È bello?
È alto 24 cm e largo 17. Ha una copertina ruvida che è piacevole al tatto e se lo apri un forte odore di carta e inchiostro. È un odore che a me piace molto, mi ricorda qualche vecchia edizione brossurata che compravo in edicola da ragazzino.


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Cosmo è un fumetto – graphic novel, per usare un termine 'tecnico' – appena uscito per Coconino Press, ed è il terzo libro lungo di Marino Neri.

Marino Neri è un fumettista e illustratore modenese – anzi, di Campogalliano, la 'città della bilancia' – ed è anche un mio amico. Secondo me è bravissimo. Oltre che bellissimo.

martedì 3 maggio 2016

Racconti molto ma molto brevi (5)

Brenno Argilli, giardiniere in pensione, qualche mese fa era sulla sua poltrona preferita, nonché l'unica di casa, tutto preso dalla lettura di una strana storia con protagonista un tal David Kepesh, quando cominciò a tramutarsi in due orecchie giganti e arrossate. La moglie Petunia non se n'è mai accorta.