lunedì 24 febbraio 2014

Biografie essenziali (151, aggiornamento)

Il 27 gennaio 2010, il nostro buon simone rossi scrisse un pezzo che finiva così:
Alice Herz-Sommer ha 106 anni, vive a Praga ed è l’ultima persona vivente ad aver conosciuto personalmente Franz Kafka. Ogni giorno suona il pianoforte per tre ore.
Il 15 aprile 2012 inserimmo quel pezzo nel nostro libro elettrico E far l'amore anche se il mondo muore, e modificammo la frase così:
Alice Herz-Sommer ha 108 anni, vive a Praga ed è l’ultima persona vivente ad aver conosciuto personalmente Franz Kafka. Ogni giorno suona il pianoforte per tre ore.
Il 18 aprile 2013 ci è capitato di leggerlo dal vivo, e l'abbiamo letto così:
Alice Herz-Sommer ha 109 anni, vive a Praga ed è l’ultima persona vivente ad aver conosciuto personalmente Franz Kafka. Ogni giorno suona il pianoforte per tre ore.
Oggi, che è il 23 febbraio 2014, bisogna che aggiorniamo la biografia, così:
Alice Herz-Sommer aveva 110 anni, viveva a Londra ed è stata l’ultima persona vivente ad aver conosciuto personalmente Franz Kafka. Ogni giorno suonava il pianoforte per tre ore.

lunedì 17 febbraio 2014

Biografie essenziali (154)

Se provate a chiedere in giro chi sia Robert Recorde a rispondervi saranno in pochi, forse solo i matematici e neanche tutti. Wikipedia in italiano gli dedica solo una biografia essenziale, una riga in italiano stentato (per ora): «Famoso per aver nel 1557 per primo utilizzato il segno grafico = (uguale); fino ad allora doveva essere utilizzata la frase “uguale a”». Basta.

(Peppe Liberti, Più meno per diviso, 40k, 2013; un librino molto bello uscito da qualche mese e che costa molto poco)

venerdì 14 febbraio 2014

Pirata

Il 2 agosto del 1998, visto che ci eravamo appena diplomati e avevamo da passare quella meravigliosa estate di nulla che ci separava dal primo anno di università o dal lavoro a vita, avevamo pensato bene di fare un bell’interrail in Francia, Belgio e, ovviamente, che eravamo giovani, Olanda. Mi ricordo che avevo fatto di tutto perché il 2 agosto si passasse per Parigi, e nessuno capiva il perché, ma appena scesi dal treno e trovata una camera per dormirci in sei, abbiamo preso la metro e siamo arrivati sugli Champs-Élysées. C’era molto trambusto, nessuno capiva perché, solo io, dopo aver tirato fuori una bandiera italiana dallo zainetto, mi son messo a correre verso le transenne zampettando come un matto. Allora anche gli altri hanno capito: quel giorno lì arrivava il Tour de France, e c’era uno con la maglia gialla e un pizzetto giallo che arrivava a Parigi vittorioso. Sportivamente parlando, fu uno dei giorni più belli della mia vita.

Qualche anno prima, il 12 luglio del 1995, avevo 16 anni, è stata la prima volta che ho versato delle lacrime di gioia per un evento sportivo televisivo. Non sono state tante, dopo, le volte che l’ho fatto, ma se ci penso, credo che siano sempre state per colpa sua.

Il 14 febbraio del 2004 non mi ricordo dov'ero e cosa stavo facendo. Forse me l'ha detto qualcuno, forse l'ho letto su internet, forse l'ho sentito alla tv o alla radio. Boh. Non mi ricordo niente. Ma non dev'essere stata una bella giornata. Non avevo neanche la morosa.

mercoledì 12 febbraio 2014

Assolutamente no

La prima volta che ho visto Freak Antoni, lui era insieme a Dandy Bestia, voce e chitarra, al Parco della Resistenza di Novi di Modena. Era il millenovecentonovanta-e-qualcosa, avrò avuto quattordici o quindici anni, non di più. In qualche modo quel concerto, uno dei primi che vedevo, ha cambiato o iniziato a cambiare il mio modo di ascoltare le cose.
Ho visto gli Skiantos due o tre volte, nella vita, l'ultima è stata alla Festa del PD di Carpi, tipo nel 2004. A volte mi son piaciuti, altre meno, dipende da cosa mi passava per la testa o da chi mi credevo di essere in quel momento.
Freak Antoni capitava spesso di vederlo tra il pubblico di qualche concerto, a fine anni '90, inizio anni zero, soprattutto se c'era una reunion di gruppi vecchi e scassoni.
Non ho neanche un disco degli Skiantos, in casa. Era tutto su cassettine perse nei traslochi o stipate in qualche scatolone in qualche soffitta. Ho solo un CD con Freak Antoni che legge delle poesie e canta delle cose. L'ho preso l'ultima volta che l'ho visto, un paio di anni fa, credo, alla Salumeria del Rock di Arceto di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, dove recitava le sue poesie e canticchiava le sue canzoni accompagnato da una pianista che, mi ha detto poi chi ne sapeva, suonava musica contemporanea anche abbastanza cazzuta. Io e la morosa siamo arrivati presto, c'erano solo altre due o tre persone in sala, ci siamo messi a un tavolino e abbiamo ordinato due hamburger e della birra. Freak Antoni e la pianista hanno finito di sistemare i microfoni e le cose, e poi, nella sala semivuota, sono venuti al nostro tavolo. «Possiamo sederci a mangiare con voi?» E così abbiamo chiacchierato amabilmente per una mezz'ora, dopo si sono alzati e sono andati a prepararsi per lo spettacolo. Lui era magrissimo, smuntissimo, esausto, ma faceva morir dal ridere, a tavola e sul palco.

All'inaugurazione del Bonvi Parken, a Modena, un pomeriggio di due o tre anni fa, ero in fila dietro di lui al gazebo della Protezione Civilen per accaparrarmi un hot dog. La morosa mi raggiunge, glielo indico, lo vede, dice «Freak Antoni!»
Lui si gira, serissimo, sta zitto due secondi, e poi risponde: «Assolutamente no.»

lunedì 10 febbraio 2014

Il giorno prima dell'Amore

Capita, a Carpi, che basta che il tuo libraio di fiducia ti dica Facciamo una bella serata di letture ad alta voce? Delle letture romantiche, d'amore, per San Valentino... e poi, dopo una certa ora, magari anche un po' erotiche... che subito noi, a Carpi, diciamo Sì, dai!

Capita, però, che dopo pensiamo Eh no! San Valentino uno deve essere libero di trascorrerlo col proprio amore! Quindi? Quindi che si fa? Si fa la sera prima. A posto.

Capita, dopo, che la serata la volevamo chiamare MA L'AMORE NO oppure LA VERITA', VI PREGO, SULL'AMORE, ma ci son venute in mente troppo tardi e un bel Dante riadattato ha vinto ogni indugio: GALEOTTO FU IL LIBRO, E CHI LO SCRISSE (E NOI CHE QUESTO E MILLE ALTRI LIBRI LEGGIAMO!)

Capita, infatti, che la serata sia aperta a tutti, a chiunque abbia voglia di cimentarsi con letture sul tema ma con l'unico limite, anche se "il piacere vuole eternità", di non eccedere i cinque minuti, per dare spazio a ciascuno.
(se volete partecipare mandate una mail a: fenicelibreria [chiocciola] libero [punto] it o partecipate e scrivete sulla bacheca della serata su faccialibro e vi inseriamo in scaletta)

Capita, poi, che abbiamo anche trovato amici e amiche che suoneranno in acustico per allietare la serata, e noi siamo un po' in imbarazzo e non sapremo mai come ringraziarli bene a modo, ma amore e amicizia la man si danno.

Capita, così, a Carpi, nella libreria indipendente La Fenice, che giovedì tredici febbraio, dalle 21 in poi, si legga e si parli e si declami l'Amore.

Capita,
come il colpo di fulmine.

lunedì 3 febbraio 2014

Dialettica (16)

Mangio il fritto misto, me ne pento subito, mangio le patatine, bevo il solito vino cattivo da sagra e faccio il solito giro per la festa che finisce, come al solito, alla pista da ballo dove c’è l’orchestrina e i nonni che ballano.
Mi metto a guardare i ballerini abbronzati, le ballerine in paillette, i capelli cotonati anche al mare [...] Guardo le coppie che sono sempre le stesse e quelle che cambiano, certi settantenni coi sorrisi così sicuri e i denti così bianchi che non sembra neanche che li mettano nel bicchiere prima di dormire, guarda come li fissano le signore della prima fila di sedie, quelle col ventaglio e i mariti che non ballano, guarda come se li litigano le ballerine sole, quelle che non si capisce se sono sempre state signorine o se lo sono ritornate da poco, e guarda come fanno finta di niente, loro, con quei pantaloni beige e quelle polo color aragosta.
Fanno tutti i valzer, le polke, le mazurke, e tutti quegli altri balli che non si capisce com’è che li sanno fare tutti, quando li hanno imparati, se è una cosa che facevano anche da giovani o che è arrivata con le rughe e l’ingrossamento della prostata, e come tutte le altre volte mi chiedo se anch’io, un giorno, mi sveglierò coi fianchi più larghi e le tette più grosse, con le calze contenitive e un armadio di grembiali e maglie con le paillette, e andrò dal parrucchiere una volta a settimana a farmi cotonare i capelli e saprò la differenza tra una polka, una mazurka e una polka-mazurka.

(kumquat su FriendFeed)
Mio nonno dice che per ballare la mazurka devi ripeterti in testa "131, 131, 131" (sèintrentùn, sèintrentùn, sèintrentùn). La mazurka è in 3/4. La polka in 2. Non serve neanche la musica, per ballare: basta contare.

Noi che siamo venuti su a punk e rock'n'roll (se ci è andata bene), e balliamo da soli anche quando siamo in tanti i nostri quattro-quarti sparati a volume alto, e non siamo tanto a nostro agio col dialetto, dopo i trent'anni abbiamo anche il coraggio di dire che non abbiamo più l'età per andare in pista.

Quando sono in casa da soli, delle volte, che si incrociano in corridoio, lei magari con uno straccio o un mattarello in mano, lui che è appena rientrato dal giardino dove ha fumato una mezza sigaretta, si vede che gli parte in testa il sèintrentùn, sèintrentùn, sèintrentùn, allora mio nonno prende mia nonna, così, senza dirle una parola, e comincia a prillarla di qua e di là, due o tre giri. Sèintrentùn, sèintrentùn, sèintrentùn.
Dura finché dura il corridoio. Poi si staccano, non si sono ancora detti niente. In casa c'è silenzio. Lei va a finire di dar giù la polvere o di tirare la sfoglia, lui va a leggere il giornale, o a mettere a posto le cose nell'orto.