martedì 13 novembre 2012

T.U.I.T. (2)

Non sopporto il T9 del cellulare.
C'è poco da fare.
Così come non sopporto quelli che usano le Kappa in ogni dove, che mi fan sentire come se ci fossero ancora gli ostrogoti qui in giro, coi loro spadoni a due mani, i boccali di ferro e i tetti in pietra monoblocco da trecento tonnellate.
Ma torniamo al T9.
Ci sarà sicuro qualche genio che lo ritiene utilissimo ma io anche solo all'idea, certamente del tutto infondata e inconscia, che il programmino del T9 possa prevedere e influire le mie scelte lessicali e linguistiche, proibendomi in automatico tutte le parole straniere, le costruzioni insolite, i nomignoli affettuosi o amicali, lo elimino da ogni situazione.

Una volta però mi sono chiesto se questo fastidio, questo impiccio digitale, non potrebbe essere utile al rinnovo dello stantio scaffale ove riponiamo i classici e sull'onda di un possibile rinnovamento avevo già in mente una nuova collana dedicata a questo grande processo di riscrittura (a costo zero e senza diritto d'autore) della nostra tradizione: La Letteratura Italiana secondo il T9.
Ho iniziato dal più classico dei classici: D(ur)ante Alighieri al principio dell'Inferno
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita
Uguale, provateci anche voi, uguale!
Mi son rivolto al secondo in ordine di arrivo, al nostro poeta capostipite del lirismo e un po' piagnone, Petrarca:
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
di quei sorrisi (invece di sospiri) ond'io overgua (nudriva) 'l core
in sul mio primo gioveògle(giovenile) errore
quand'era in parte altr'uno da quel ch'i' sono
Ok, cominciano ad apparire segni di rivisitazione ma sono insensati, inapplicabili a qualsiasi linguaggio da me conosciuto. Proviamo col Leopardi del Sabato del villaggio:
La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba e reca in mano
un mazzolio di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta,
dinami, al dì di festa, il petto e il brind (crine)
Niente da fare, praticamente tutto regolare e se si modifica la parola si crea un termine non italiano. Proviamo col grande lombardo, Il Manzoni dei Promessi Sposi:
Quel ramo del lago di Anno, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a semi e a holdi (che sarebbe a seni e a golfi), a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a restringersi, e a prender corso e figura, tra un promontorio a destra, e un'copia (ampia) costiera dall'altra parte.
Niente di rilevante, Como che diventa Anno, le holdi che valgono più dei golfi, un'copia che unisce articoli apostrofati a consonanti, il T9 non è in grado di sovvertire o modificare le basi dell'italiano e l'italiano è ancora uguale a quello del 1300. Questa ne è la dimostrazione scientifica e immutabile.
Anche se, più che a un sostegno nella composizione dei testi, forse i creatori del T9 erano interessati a qualcos'altro, magari alla creazione di una nuova stirpe di scriventi, totalmente dipendente dal loro meraviglioso T9... andate a prendere il nostro baldo Ariosto e provate a digitare l'incipit del suo Orlando Furioso:
Ke donne, i cavalier, l'arme, gli amori,
ke cortesie, l'audaci imprese io canto,
L'invasione dei bimbiminkia...


L'acronimo di questa nuova rubrica, come vi è stato detto la volta scorsa, è Tecnovillano Utilizzo Improprio della Tecnologia.

2 commenti:

  1. Non sei il primo a lamentarsi del T9: http://pensieri-eretici.blogspot.de/2011/02/t9.html

    Saluti,

    Mauro.

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  2. Anonimo7:07 PM

    Aaargh! Mi sembra di vedere quelli che si lamentano quando la lavastoviglie non lava bene una pentola piena di unto ma nella stessa tornata ha lavato 15 bicchieri e 25 piatti in modo soddisfacente.
    E' il guaio di chi si accosta alla tecnologia con la convinzione che nasconda qualcosa di magico o, peggio, di intelligente.
    Il T9 è un algoritmo stupido ma efficace nella stragrande maggioranza dei casi, come i tuoi esperimenti con i classici hanno ampiamente provato. E quando sbaglia è abbastanza umile da ammetterlo e da proporti altre possibilità oltre a quella che, con criteri altrettanto banali, ti viene proposta. Come quando ti dice che la sequenza di tasti che hai premuto può corrispondere alla parola Anno ma anche alla parola Como. Come può sapere qual è il contesto? Potrebbe in realtà, ma aggiungendo altra tecnologia, quella semantica, al momento non disponibile su un cellulare. Non solo. Se c'è una parola che usi solo tu e il programma non conosce puoi dirgli di aggiungerla, così la volta successiva lui la costruisce per come fa con tutte le altre.
    Dove voglio arrivare? A dirti che la tecnologia è come la tua fidanzata/moglie: amorevole nel 90% delle situazioni, detestabile nel restante 10%. Un buon motivo per disfarsene? Non credo. Aspetterei almeno che le percentuali si invertano... ;-)

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