domenica 5 agosto 2012

Noi e i terremoti

L'altra sera, che era il sessantesimo anniversario di matrimonio dei nonni (pensa te, sessant'anni), siamo andati nella via dove c'era prima la loro casa, che poi c'è ancora, solo che non ci si può più entrare, e in fondo a quella via lì ha appena riaperto, dopo due mesi, la pizzeria Quadrifoglio, che praticamente è l'unico edificio agibile su quella strada, e oltretutto, non lo dico perché ci sono affezionato o per far della pubblicità, è davvero una delle migliori pizzerie della regione. Era piena di gente, c'era da far la fila, ma c'era della contentezza, anche a far la fila.

Dopo, parlando un po' coi miei genitori, a tavola, ho scoperto che il meccanico delle biciclette, che ha la bottega squarciata nella zona rossa, ha riallestito il negozio nel suo garage e adesso lavora lì tutti i giorni. Anche il mio barbiere, che è il figlio di una delle ragazze del Coro delle Mondine e che dopo decine di anni di lavoro a Rolo era appena riuscito ad aprire la bottega in centro a Novi, il suo paese, adesso taglia i capelli regolarmente al primo piano di casa sua, appena fuori dalla zona rossa, se si può pensare di esser fuori da una zona rossa, a Novi.

E allora, forse senza nessun nesso logico, mi è venuto da pensare che non è tanto questione di emilianità (che non esiste, l'emilianità, come spiega bene Leonardo nel suo libro La scossa, che è un libro molto bello e secondo me dovreste leggerlo, oltre al fatto che in fondo c'è il mio nome e io faccio la coda di pavone) o di tener botta (che è un'espressione che non vuol dir niente e, francamente, ha un po' rotto i maroni), ma invece, forse, è come dice Paolo Nori in un discorso bellissimo intitolato Noi e i governi:
[...] c’è un mio amico, per esempio che è uno storico della città di Pietroburgo e gli avevano impedito di fare il suo lavoro perché era un antisovietico, seguito dalla polizia segreta, e è stato costretto a lavorare in fabbrica e ha continuato a studiare per conto suo, di notte, e andava in biblioteca al sabato e alla domenica, e lui per tutta la vita, se la libertà fosse un muscolo, che si rafforza con l’esercizio, che un po’ forse è così, no?, come tutte le altre cose, be’, se fosse un muscolo, o un fascio di muscoli, come i muscoli addominali, che lì non si scappa, si sente al tatto, o ce li hai o non ce li hai, non te li danno gli altri, te li fai su te, con la pratica, be’, è come se lui, quel mio amico lì, che si chiama Al’bin, la sua libertà l’avesse esercitata tutti i giorni per quarant’anni e l’Unione Sovietica è stata la palestra ideale, per lui, e andava in giro per l’Unione Sovietica con il suo ventre piatto da pugilatore e guardarlo andare era un piacere.
Ecco, adesso non lo so come andrà a finire, che da queste parti c'è ancora un bel po' di disperazione, altro che l'emiliano di qua e l'emiliano di là. Ma, se non altro, le cose come i terremoti fan venire i muscoli, mi viene da dire, ché qui, dove c'era la bassa modenese, adesso è tutta palestra.

1 commento:

  1. Prima di tutto tanti, ma tanti auguri ai tuoi nonni. L'Ada ha imparato a cavarsela o fa ancora cadere tutto ;-)?
    Poi auguri ai vostri addominali. Infine, vorrei anche io le biblioteche aperte la domenica, dato che per ragioni diverse la mia vita somiglia un po' a quella dello storico di Pietroburgo.

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