mercoledì 25 luglio 2012

Gli antieroi - speciale olimpiadi: Alberto Braglia, la ginnastica, mio nonno, il circo, quelle cose lì

Mio nonno, il padre di mio padre, quando era un ragazzo era molto bravo in ginnastica. Andava in una polisportiva dove c'erano tanti ragazzi che facevano ginnastica artistica, anche se lui diceva soltanto "ginnastica". Ho sempre pensato che togliesse l'aggettivo perché dava l'impressione di una cosa un po' da femmine e la virilità, se sei maschio e sei nato negli anni '10 del ventesimo secolo, è una cosa sulla quale non si scherza mica tanto.

Mio nonno mi raccontava che delle volte a vederli fare ginnastica veniva anche Alberto Braglia, e mi raccontava che una volta gli fece i complimenti di persona per come faceva il "quadro svedese". Mi diceva anche che Braglia una volta gli fece vedere come si faceva, il quadro svedese, e mio nonno rimase a bocca aperta, senza parole. Diceva che vederlo fare il quadro svedese era come una poesia. Poi mi diceva che a fare il quadro svedese ci vogliono le braccia forti e quindi mi prendeva il bicipite e lo stringeva, facendomi un male cane. Mio nonno aveva braccia forti, mio padre aveva braccia forti, io no. Infatti, alla fine di questo teatrino, mio nonno concludeva con un sospiro che non capivo mai se era un sospiro nostalgico per i tempi che furono oppure di rammarico perché suo nipote era "un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro". E questa cosa me la sono sempre portata dietro, questa cosa del non essere all'altezza di quello che ci si aspetta da me.

Alberto Braglia era un garzone del fornaio di Campogalliano, dove comincia la Modena-Brennero. Per noi emiliani Campogalliano è la porta per l'Europa, il punto da dove parti se vuoi andare a esplorare il mondo. Campogalliano infatti ha la dogana commerciale. Campogalliano è anche il paese della bilancia e dei bilanciai, e c'è anche il "Museo della bilancia". Insomma, se nasci a Campogalliano e vuoi essere all'altezza devi come minimo essere pronto alla conquista del mondo. E devi avere equilibrio, come una bilancia.

Alberto Braglia aveva entrambe le cose. Cominciò da piccolissimo (era nato nel 1883) a interessarsi alla ginnastica e si allenava da completo autodidatta in un fienile. Iniziò ben presto a farsi notare come atleta di valore e arrivò a disputare le Olimpiadi di Londra 1908. All'epoca le medaglie della ginnastica non erano strutturate per specialità come oggi e quindi Braglia, che fu il migliore in ognuna delle sette specialità, vinse "soltanto" la medaglia d'oro per il concorso individuale (al giorno d'oggi avrebbe un bottino di OTTO medaglie d'oro, una per specialità più il concorso individuale). In particolare, Braglia fece faville al cavallo con maniglie, la specialità a lui più congeniale.

Negli anni seguenti Braglia, per sbarcare il lunario, si vide costretto a esibirsi in pubblico. Un giro di esibizioni pagato che gli costò l'espulsione dalla federazione italiana di ginnastica per la famosa regola del dilettantismo. In quegli anni ebbe un esaurimento nervoso per la morte di suo figlio e si ruppe pure alcune costole e una spalla, durante una sfortunata esibizione. La vita tornò a sorridere al garzone del fornaio di Campogalliano quando nel 1912, ottenuta l'abilitazione da dilettante, partecipò alle olimpiadi di Stoccolma. In quell'edizione si inaugurò l'usanza della sfilata delle nazioni dietro la bandiera del proprio paese e Alberto Braglia fu dunque il primo portabandiera italiano della storia olimpica. In quell'edizione vinse di nuovo il concorso individuale e la scuola italiana riuscì ad imporsi anche nel concorso a squadre. Altre due medaglie d'oro.

Braglia si riconfermò dominatore assoluto non solo per le due medaglie d'oro, ma anche per la straordinaria qualità della sua ginnastica. Il pubblico tributava ovazioni mai sentite alla fine di ogni esercizio e i giudici arrivarono (caso UNICO nella storia della ginnastica olimpica) ad aggiungere degli aggettivi come "Perfetto" e "Stupendo", arricchiti talvolta da superlativi, non sapendo accontentarsi del massimo punteggio disponibile.

Braglia riprese a lavorare al circo e diventò un personaggio, per i tempi. Tanto che vent'anni dopo venne richiamato come allenatore alle Olimpiadi del 1932 a Los Angeles. L'Italia vinse la medaglia d'oro a squadre e in seguito Alberto venne nominato "cavaliere ufficiale per meriti sportivi". Diventò proprietario di un bar di Bologna e di alcune case, ma l'inflazione e la guerra gli portarono via tutto. Sarà in veste di accompagnatore insieme alla nazionale di ginnastica a Londra nel 1948, ma la vita ormai gli riserva ben poche soddisfazioni. Gli viene offerto un posto di bidello nella società sportiva che da lui prende il nome e finisce la sua vita all'ospizio dei vecchi, divorato dall'arteriosclerosi con una piccola pensione che gli viene assegnata dal CONI. Muore a Modena all'età di 71 anni, nel 1954, per una trombosi cerebrale. Lo stadio di calcio di Modena porta il suo nome.

Mio nonno ha fatto il contadino tutta la vita ed è morto nel 1994 di attacco cardiaco. Io non sono credente, ma visto che ogni uomo ha bisogno di volare con la fantasia, a volte me li vedo insieme che, con le loro braccia forti, fanno il quadro svedese, andando su apparentemente senza sforzo alcuno, come due versi di un'unica poesia.

3 commenti:

  1. Una fine molto triste. Però il quadro svedese mi è sempre piaciuto moltissimo. Ce n'era uno anteguerra nella palestra della mia scuola media, purtroppo trascurato dagli insegnanti e dai ragazzi che preferivano cavarsela con noiosissime partite di pallavolo, uno strazio. Io spasimavo per farlo, ma ero la sola :-/, quindi, niente ginnastica sul quadro svedese.

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  2. Anonimo10:46 AM

    Una volta, dietro richiesta, il prof di ginnastica lo fece fare anche a me, memore di quanto raccontato da mio nonno. Il giorno dopo avevo male ovunque.
    (Fiorveluti)

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  3. Guido2:41 PM

    Ieri sera mia zia mi ha regalata una figurina della Panini che riportava l'immagine di Alberto Braglia durante un passaggia al cavallo con maniglia durante le olimpiadi di Londra del 1908. Ai margini si legge una annotazione fatta da mio nonno. " allievo di Giuseppe Mazzelli padre di Gilda mia moglie" Non sò se questo sia vero o no, ma la cosa strana è che senza conoscere nulla di questa discendenza ho scelta di come professione quella di insegnante di "ginnastica" e il fine setimana accompagnerò la mia squadra di atletica a disputare le finali dei campionati di società di atletica leggera che si disputeranno a Modena al campo Braglia.

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