venerdì 30 marzo 2012

Aspettare la morte stanca

Buonasera, buonasera, son proprio contento che siate qua stasera, vi rubo pochissimo tempo, è che ci son delle cose che voglio proprio dire e l’occasione per dirle non ce l’ho mai avuta… e invece siam tutti qui, portate pazienza perché magari salta fuori che sono una borsa… ma insomma, buonasera e grazie, davvero.

Quello che volevo dire, faccio presto, è una cosa veloce… quello che voglio dire è che mè a sun stùff, io sono stufo, io è quasi novant’anni che sono al mondo e adès a sun stùff, adesso sono stufo… proprio stufo… che io una volta ero libero, facevo il contadino, poi ho fatto il muratore e l’operaio, poi sono andato in pensione e ho tirato su dei figli e dei nipoti e adesso… adesso io son come in prigione… adesso io avrei anche già fatto tutto quello che dovevo fare, non mi chiede più niente nessuno, giro col bastone con le ruote, che cià un nome che non mi ricordo, e non mi chiede più niente nessuno… neanche l’Aldina mi chiede più niente… l’Aldina… com’era bella, l’Aldina, era la più povera del paese quando l’ho sposata, sono andato in bicicletta a casa sua, una notte, l’ho caricata sulla canna e via, ci siamo sposati che era già incinta… l’ho presa sulla canna, quella notte là, l’Aldina, e lei aveva una scatola da scarpe come dote… ma mica piena, eh, la dote era proprio la scatola da scarpe, pensa te com’era povera… ma com’era bella, l’Aldina, che poi l’abbiamo chiamata a lavorare in campagna e non sapeva fare niente, e quando c’era da spostare il fieno le cadeva sempre tutto addosso che io e mio padre facevamo di quelle ridute che cascavam per terra… e adesso invece c’è l’Irina, che non l’ho mica scelta io, l’Irina, me l’han data loro per tenermi dietro… l’Irina che è nata sotto il comunismo… perché eravam comunisti anche noi, veh, io e l’Aldina… che quando c’era d’andare a manifestare contro Scelba… ciavete presente Scelba?... ma no, siete giovani, non lo sapete neanche… beh, l’Aldina quando andava in piazza con le altre donne contro Scelba, si coricavano per terra e le camionette della celere si dovevan fermare… c’avevano i maroni, le nostre donne, una volta… e l’Aldina, che era anche bella, c’aveva più maroni di tutte, era sempre là davanti al corteo… e poi via di corsa, con la celere dietro al culo coi manganelli… che anch’io, due volte, io, son scappato dalla celere… una volta a Modena, quando eran morte quelle persone in fonderia… sono andato a Modena a piedi con le scarpe in mano perché ce n’avevo solo un paio, e sono andato a Modena scalzo, e la celere ci ha fatto correre e io scappavo con le scarpe in mano… che quelle scarpe lì, poi, alla domenica mi servivan per andare a ballare, quando ero moroso con l’Aldina… che ballavamo d’un bene, guarda, che non avete idea quanto era brava l’Aldina a ballare… che una volta ci sono andato a ballare anche con l’Irina, in piazza… c’è poi andata lei, a ballare, l’Irina... mi ha messo lì in un angolo con degli altri vecchi, che io cammino col bastone con le ruote, ma loro eran vecchi davvero, con le carrozzine… e intanto l’Irina con le sue amiche ballava questa musica straniera, che il comune aveva organizzato una festa per le donne del paese dell’Irina e loro ballavano… eran dei balli stranieri… ballare ballava anche bene, l’Irina, e aveva una faccia che non l’avevo mai vista così contenta… ma cosa vuoi, noi vecchi eravam tutti lì a guardare… però l’Aldina ballava meglio… e ballava con me...

Ma niente, valà… dicevo della celere, dicevo che poi la seconda volta che son scappato dalla celere, che corri e corri mi sono infilato in una ferramenta e ho preso una sbarra di ferro e mi son girato verso il celerino e gli ho detto Oh, veh, o me o te… e lui si vede che gli è venuto paura, che sparare non se la sentiva, che poi è andato via e intanto mi gridava Va’ a caghér… Ci vediamo la prossima volta in piazza, mi gridava il celerino… ma io niente, ero fermo lì con la mia sbarra di ferro e se faceva tanto d'avvicinarsi, come andava andava… invece poi è scappato via, e io ho tirato fiato e son tornato a casa dall’Aldina… che non lo sapevo mica se l’avrei avuto il coraggio di spaccargliela la testa, al celerino, che ci vuole del coraggio a spaccare la testa a una persona, e io non lo so se ce l’ho quel coraggio lì… ma insomma, l’Irina cià un bel da dire, quando dice che lei, il comunismo, non si poteva parlare, ma c’era sempre da mangiare, da lavorare e da mandare a scuola i figli… che lei dopo è venuta qua a starmi dietro a me, a farmi da mangiare, a portarmi in giro, che io, la salute, che son stato sempre bene di salute, io a un certo punto quando è morta l’Aldina io la salute l’ho persa… ma cià un bel da dire, l’Irina, invece secondo me noi il mondo l’abbiamo poi anche un po’ cambiato in meglio, a quei tempi là… solo che adesso… non lo so cos’è successo… che è tornato brutto, il mondo… e mè a sun stùff… sono stufo.

Che poi… scusate, non volevo mica parlare dei celerini e dell’Aldina, all’inizio, che anche lì, l’Aldina, poverina, è morta tre anni fa e io son tre anni che non mangio più bene come quando c’era lei… che come faceva da mangiare l’Aldina, guarda… che io non so far niente, a parte il caffè, non so far niente… meno male che c’è l’Irina che mi tien dietro tutto il giorno… tutti i giorni… che mio figlio le ha preso via le carte di soggiorno così poi lei mi tien dietro per forza dalla mattina alla sera… e io son qua come in prigione, non riesco a far niente, faccio fatica a camminare anche col bastone con le ruote… che poi la salute ho cominciato a perderla lì, quando è morta l’Aldina, che io da solo al mondo… non lo so… ma meno male che c’è l’Irina, valà… che mi vuol poi bene anche lei, si preoccupa sempre… Learco dove sei?, mi fa, Learco cosa fai? Learco ciài la pressione alta, Learco adesso dormi, Learco adesso mangia... mi vuol poi bene, l’Irina, anche quando dice che è stufa anche lei e non vede l’ora che muoio così poi torna dai suoi figli là dove abitava lei prima, che si sta meglio, dice… che cià un bel da dire… poi però io sentire che mi parlano che muoio mi viene il magone, allora lei dice No no, Learco, che non muori, che ci penso io... mi dice così… ci son delle sere che ci mettiamo a piangere tutti e due, io e l’Irina… che l’Irina…

Ma no… ma lasciam perdere… quello che volevo dire all’inizio, quello che volevo dire del perché son stufo, è che poi… io in prigione ci sono anche stato, quando c’era il fascio, che avevo vent’anni, è arrivato il prete e mi ha dato l’estrema unzione, e poi sono arrivati tre fascisti e han cominciato a picchiarmi e pim pum pam, in faccia, pim pum pam, nelle gambe, pim pum pam, nella pancia, pim pum pam, pim pum pam… che ero lì che e a un certo punto non sentivo più niente, speravo solo di morire alla svelta e invece… e invece non son mica morto, perché proprio in quel momento lì, mentre mi stavan picchiando per ammazzarmi, pensa te che culo, sono arrivati i partigiani, e i fascisti son corsi fuori coi fucili e m’han lasciato lì a sanguinare sul pavimento… che mi son svegliato in ospedale e son stato un mese sul letto a guarire… è lì che ho imparato a far su le sigarette con la carta di giornale e le cicche che trovavo per terra... che dopo io quando mi dicono di smettere di fumare… Learco ti fa male, dice sempre l’Irina… che fumo mica poco, io, un pacchetto al giorno da sessant’anni… ma niente, tutte le volte che mi dicono di smettere di fumare, anche l’Irina e i dottori, io ci dico che per me, da quando avevo vent’anni che ero in prigione e dovevo morire, per me son tutti anni regalati… e io fumare fumo anche un po’ per scaramanzia, che si vede che mi ha portato bene a vent’anni, in prigione, che adesso che ce n’ho novanta cosa vuoi che smetto adesso?…

Ma comunque… arrivo a dirvi perché son stufo… io sono stufo perché in prigione ci sono stato e secondo me, io, adesso che l’Aldina, povera lei, è morta, adesso che i miei figli fan dei lavori che c’è da diventar matti a far tutti quei chilometri in macchina per andare davanti a un compiuter… che io non so neanche come si accende, il compiuter… loro non han mica tempo di starmi a sentire, oramai non vengono più neanche per Natale, che ci dicon con l’Irina Pensaci te, Irina, a Learco… e a me, adesso che mi han messo con l’Irina… l’Irina sta con me tutto il giorno, mi vuole anche bene, aspetta che muoio ma mi vuol bene… e mi dà da mangiare, anche se l’Aldina era meglio, a far da mangiare… e mi pulisce il culo l’Irina perché io, pulirmi il culo, è qualche anno che faccio fatica… scusate se tocco certi argomenti, ma quando c’è da dire le cose bisogna dirle, e forse è per questo motivo qua che a sun stùff, che sono stufo… perché a guardarla, l’Irina…

L’Irina… ecco, secondo me, adesso, quello che volevo dire all’inizio… che sì, io ciò poi avuto una bella vita, anche con la prigione e la celere e la povertà in campagna, e i cantieri e la fabbrica e tutto… insomma, non mi lamento poi mica… anche se ho faticato una vita per poi finire così senza una moglie, sempre chiuso in casa… ma ecco, secondo me, adesso, io ci son stato in prigione e in prigione non è che puoi fare quello che ti pare o andare dove ti pare, sei in prigione… e, adesso, io, quando guardo l’Irina che mi dà da mangiare, che mi porta in piazza col bastone con le ruote, quando mi pulisce il culo... è questa cosa qui che mi fa stufare, che aspettare la morte, non lo sapevo mica io che è una cosa che ci si stanca così tanto…

Perché secondo me… ecco, è un’impressione mia, eh… che son stato in prigione… ma secondo me… non so come dirlo… secondo me, per l’Irina… io… per l’Irina mi sa che son diventato io, la sua prigione.

3 commenti:

  1. Anonimo2:58 PM

    Che bella storia......sembrava che avessi mio nonno davanti.

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  2. Mi fai pensare che forse papà in questo momento sta pensando più o meno così, solo in un altro dialetto. Forse.

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  3. renato5:44 PM

    E' proprio vero aspettare la morte stanca anche se non hai
    novant'anni ma sei più giovane molto più giovane

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