mercoledì 1 febbraio 2012

Le domande che non vi ho fatto

L'altro ieri sera a Milano, in zona Garibaldi, al piano -1 di un lounge bar/hotel/non ho ben capito, c'erano più di trenta persone riunite, per confrontarsi sui temi del lavoro editoriale oggi, nel 2012, a fine gennaio, dopo il Grande Natale del Kindle in Italia, attorno a un tavolo ovale . Erano lì principalmente per discorrere di un aspetto preciso del lavoro editoriale: la narrativa. La domanda che campeggiava a cappello dell'incontro, infatti, era: "Dove sta andando la narrativa?".
Sempre che si stia muovendo, eh.

All'incontro c'ero anche io.
Al tavolo sedevano editor, editori e svariati blogger che si occupano di faccende letterarie, autori, twitter addicted, caporedattori e redattori di riviste letterarie. All'interno di queste categorie, io ero lì in qualità di lettore, che è poi la cosa più banale che possiate immaginare, lo riconosco, presenziando a un incontro del genere, non fosse altro perché tutti sono primariamente lettori. Allo stesso tempo, però, è l'unica cosa sensata che mi è venuta in mente quando, toccato a me il microfono, ho detto: nome, cognome e perché mi trovavo lì.
Nel corso di quasi due ore ognuno ha detto la sua; io e anche altri no, non c'è stato il tempo, eravamo in troppi per riuscire a concentrarsi su poche cose specifiche da portare avanti, e questo è stato il primo difetto dell'incontro. Non farò riassunti, né cronache dettagliate. Il punto, se un punto va trovato, è un altro.

Interessante è stato ascoltare opinioni e punti di vista attorno al concetto di lettore, lettura e mestiere editoriale e il motivo principale di interesse era che non si scivolava nel falso problema di voler definire a tutti i costi una dicotomia sostanziale tra lettori, editori e mestiere editoriale di carta e lettori, editori e mestiere editoriale digitale. Si era iniziato molto bene, ma il resto dell'incontro si è spento, ad esempio, sulla necessità di capire come si trasforma il mestiere editoriale con il supporto tecnologico accanto, i problemi morali eventuali legati a tale cambiamento, come poter reagire al self-publishing selvaggio per salvare la paternità dell'autorialità editoriale.

Il passo successivo sarebbe stato spostarsi su questioni come la percezione della narrativa, le abitudini di fruizione della narrativa, le abitudini di lettura e l'intreccio tra i diversi modi in cui io-lettore di libri di narrativa posso prendere un contenuto e leggerlo, parlarne, prestarlo, cestinarlo, riceverlo in regalo e rimetterlo in moto senza che né l'editore né l'autore possa di fatto impedirmelo.

Le domande che non ti ho fatto, a te che stampi, a te che non stampi o a te che ne parli, sono relative al lettore, in sostanza. Sono quelle che riguardano il mestiere di leggere che forse si sta affinando sempre di più, circondato da mezzi e possibilità prima inesistenti, e che sta continuando a essere un mestiere fisico, che contemplerà spazi nuovi e vecchi che si uniscono - lettori di ebook, libri rilegati, librerie, piazze, blog letterari, riviste letterarie, il circolo dei lettori di quartiere, il mio amico al bar o il mio comodino.
Le domande che, invece, vi siete fatti - come si mappa un lettore digitale, l'editor non servirà più, la professionalità dell'impaginatore sarà mandata alle ortiche, il self-publishing è una aberrazione, esiste una possibilità di nicchie di mercato raggiungibili più facilmente, eccetera - non hanno tenuto conto, o forse non lo si è esplicitato a dovere, del ruolo del lettore nel governo dei contenuti spiccioli (parole e punti e virgola), cioè quello di cui si ciba un autore e nel definire la necessità di un libro, che è la stessa necessità che sente intimamente un editor nel fare il suo lavoro.

Tra queste righe qui sopra, se ci siete abituati, potrete inserire l'aggettivo che secondo voi meglio definisce il campo fra "cartaceo" e "digitale": io non li ho messi apposta, secondo me non servono. Il mio mestiere di lettore non fa nessuna differenza tra cartaceo e digitale e rimarrà fedele ai miei gusti e alle mie abitudini in evoluzione. Voi potete decidere a che punto intervenire, se intervenire vi conviene o vi interessa.

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L'incontro era hashtaggato su twitter, come si dice in gergo tecnico: cip cip.

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