giovedì 15 dicembre 2011

Hanno ucciso Barbapapà o Io per me vorrei essere una rana (9)

di Sara Parravicini (nona parte)

Infine arriva il momento in cui la crepa si allarga e tutto si rompe, ma proprio tutto si rompe, e tu cominci a franare giù e non ti ricordi più nulla. Ti dimentichi tutto: dove hai lasciato la macchina, quello che ti raccontano gli amici, quanti anni hai, se quel parente è vivo o morto, dove abiti. Ti dicono che sei smemorata e tu ci ridi, ma in realtà non ci trovi nulla da ridere perché la tua vita assomiglia sempre più a quella di un anziano malato.
Ti dimentichi quando sei nata, quando devi andare a lavorare, cosa hai fatto ieri sera, dove stavi andando; ti dimentichi degli inviti delle amiche anche se ci tieni tanto, ti dimentichi di portare a termine compiti assegnati, ti dimentichi degli amici, ti dimentichi a quale fermata scendi ogni mattina per andare in ufficio.
Ti dimentichi la trama dei libri mentre li stai leggendo, ti dimentichi di un film subito dopo aver spento la tv, ti dimentichi quello che hai studiato.
Ti dimentichi come ci si comporta tra persone normali.
Ti dimentichi tutto perché è vietato pensare, perché se pensi capisci e se capisci sei fottuta, due, tre, mille volte. Perché alla prima violenza se ne sommano altre, si sommano le domande, e i dubbi ti si appiccicano addosso come edera all’ombra: forse sapevano, forse non mi hanno difesa, forse erano d’accordo, forse l’hanno fatto tutti.
E a quel punto cola tutto giù, non c’è più verso di aggrapparsi, ormai è una buca di sabbia bagnata, allagata, ormai tutto sprofonda… Ma allora non mi volevano bene, ma perché? Perché?
E lì, è vivere o morire, testa o croce.

Io ho scelto vivere.

***

Una delle prime cose che si scopre della lucertola è che “resiste ad ampie ferite”. Così c’è scritto su Il Grande Libro della Natura, giuro.
Resiste
Ad
Ampie
Ferite.
La mia amica Giulia, che è grande e va alle medie, direbbe “‘sti cazzi!” ma io non posso dirlo perché vado ancora alle elementari (adesso l’ho detto, ma era una cosa che ha detto un'altra persona, perciò non vale).
Mia nonna, invece, che è più grande della mia amica Giulia, ma così grande da dire vecchia (ma vecchia non si dice, si dice anziana) direbbe che questi sono animali resistenti, animali partigiani.

***

Quando ero piccola, volevo essere una rana. Ora, preferirei essere un serpente. Del serpente hanno paura tutti e quindi tutti gli stanno alla larga e già questa mi sembra una bella cosa.
Se fossi un serpente, io vorrei essere un serpente alato perchè così potrei volarmene via tutta di aria quando strisciare nel fango si fa insopportabile.

Se potessi, mi farei tatuare un serpente avvolto a spirale intorno all’ombelico. Ma non un serpente normale, no. Mi farei tatuare Quetzalcoatl, il serpente piumato che i popoli precolombiani veneravano.
Quetzalcoatl mi piace perchè non si mangia la coda come l’Uroboro, non è il tempo che si ripete e quindi dà speranza.
E poi è un po’ e un po’. E mi piace questo suo essere misto, questo suo essere bastardo. Quetzalcoatl infatti è l’unione della terra con il cielo, è la totalità, è ciò che più mi manca e che forse sempre mi mancherà: l’unità.

***

Mamma… sì, ti devo parlare. No, non posso più aspettare, sono venticinque anni che aspetto. Devi cucinare? Sì, dai, ti aiuto. Pelo le patate.
Sì, no, un momento. Devo trovare le parole. Le parole che non ti facciano morire… No, mamma, ti prego, non iniziare a piangere ora, altrimenti non ce la faccio a dirti quello che ti devo dire.
Non te l’ho mai detto mamma, perché ho sempre pensato che, se te l’avessi detto, saresti morta di dolore.
Non te l’ho mai detto, perché ho anche pensato che forse non era vero niente, che ero io ad aver capito male.
Mamma, non te l’ho mai detto perché, se non mi avessi creduta, sarei diventata pazza davvero.
Mamma, adesso io te lo dico, ma tu devi stare in silenzio, altrimenti non riesco ad arrivare alla fine.

Mamma,
Il nonno
Ha abusato di me
Quando ero piccola
Mi toccava
Mi guardava
Me lo faceva vedere
Mamma.
Mamma
Questo segreto mi ha reso quasi pazza
Mamma
Io mi schifo
Perché il mio silenzio
Può aver spezzato anche mia sorella e le mie cugine
Mamma
Ma tu, dove eri?
Perché mi portavi là?
Mamma.
Tu lo sapevi?
Mamma, come hai fatto a non accorgertene?
Mamma…
L’ha fatto anche a te?

E adesso è tutto un lacrimare, mio e tuo,
è tutto un perdere lacrime e un ritrovarsi di sguardi.

E infine tu parli
Parli e piangi
Piangi e parli
E non è che si capisca molto per la verità,
ma fa niente.

Che non è tanto importante ripetere quali parole.
Importante è
Anzi, vitale è per me
Sapere che ancora parli
Che non sei morta
E i che i capelli non ti sono neanche diventati tutti bianchi di colpo.

E le tue parole sono
Struggenti
Le tue parole sono
colombe in gabbia
Mortificate e piegate
Dal senso di colpa.

Ma sono parole vive
Pur sempre colombe
Parole che si liberano dalle sbarre
Sono parole ali
E nel silenzio che le cuce nell’aria
Le tue parole
Mi danno
I n c o n s a p e v o l m e n t e
Per la seconda volta
La vita.

__________
(Continua. Qui ci sono le altre parti, dalla prima all'ottava.)

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