giovedì 4 novembre 2010

Un diamante è per sempre

L’altra sera guardavo una partita delle World Series, la finale del campionato americano di baseball, quella dove se vinci sei il campione del mondo, anche se ci giocano solo delle squadre americane. Dopo un’ora e mezza ho pensato Toh, guarda, è già finita una partita di calcio. Ed eravamo al quinto inning, circa a metà.

Poi ho pensato che nel baseball americano ci sono delle regole strabilianti. Il faul ball, per esempio, dove il battitore colpisce la pallina e questa gli schizza dietro la testa, verso le tribune, o comunque fuori dal campo ma non di fronte, altrimenti sarebbe home run, e vale come strike solo se il battitore ha meno di due strike sul groppone, altrimenti non vale e si deve rifare, e a lui gli può capitare un altro faul ball e allora bisogna rifare ancora, e questa cosa qui può andare avanti per sempre.

Oppure il tentativo di rubare una base, per esempio, dove un tizio che ha conquistato una base, mentre il lanciatore sta decidendo che tiro tirare al battitore, lui, il tizio, prova a correre verso la base successiva, ma il lanciatore se ne accorge e tenta di eliminarlo buttando la palla al suo compagno in difesa sulla base già conquistata, allora lui, il tizio che sta correndo, è costretto a tornare indietro verso la base dov’era prima e toccare il cuscino prima che lo faccia il compagno di squadra del lanciatore, e intanto il battitore è lì che si gira i pollici perché non deve fare niente, e se il tizio che voleva rubare una base torna indietro e si salva, quando il lanciatore si rimette a pensare al tiro da tirare al battitore, lui, il tizio che è tornato indietro, può provare a rubare una base di nuovo e il lanciatore a fregarlo ancora, e questa cosa qui può andare avanti per sempre.

Oppure il pareggio, per esempio, che non esiste, perché nel baseball americano o vinci o perdi, magari piove e si annulla tutto, ma non si può pareggiare, e quindi, arrivati al nono inning, che è l’ultimo, di solito, se le due squadre son pari, si fa un altro inning, il decimo, e poi se dopo il decimo inning, che son già quasi passate tre ore di gioco, le due squadre sono ancora pari, allora si fa un altro inning, l’undicesimo, e questa cosa qui può andare avanti per sempre.

Ecco, a me questa cosa qui, che esiste uno sport così, nel mondo, e non è un caso che sia proprio in America, dove sembra sempre tutto tirato al massimo, al limite, come la farcitura dei panini, questa cosa qui, dicevo, questa cosa che esiste uno sport dove una partita può durare per sempre, mi manda giù di testa.

5 commenti:

  1. Una volta ho visto un'intera partita, allo Yankee stadium, con un tizio che mi spiegava tutte le regole, e io ero contento perché finalmente ci capivo qualcosa. Il giorno dopo mi ero dimenticato tutto.

    s

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  2. ma infatti le prime volte bisogna sempre andarci con qualcuno che sa qualcosa. Io, per esempio, ho il mio esperto di fiducia. E ridiamo un sacco quando, ogni tanto, gli faccio delle domande, sempre più raffinate, perché intanto qualcosa sono arrivato a capire, e lui mi risponde Oh, non lo so. È uno sport meraviglioso.

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  3. Ricordo soprattutto le canzoni sparate a volume tra un inning e l'altro e in generale durante tutte le pause (alcune bellissime) con la gente che cantava in coro ecc. Bello bello.

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  4. Prova a giocarci alla wii.
    Ti sfido.
    In resistenza ovviamente.

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  5. se una wii entrasse in casa mia, addio blog, addio amici, addio famiglia. Addiio.

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