lunedì 29 novembre 2010

Gli antieroi: Luis Ramirez Zapata

Nel 1982 al Mundial di Spagna arrivarono 24 squadre a contendersi il campionato del mondo di calcio. Era la prima volta e qualcuno aveva espresso obiezioni in merito al fatto che 16 squadre fossero sufficienti per stabilire chi, nella fase finale, meritasse il trofeo disegnato dall'italiano Cazzaniga. Tra le squadre era presente anche il piccolo stato centro americano di EL Salvador. In quegli anni la guerriglia, nel piccolo stato, era compagna di campo dei giocatori, e le condizioni di vita del paese non erano certo rosee. El Salvador puntava quindi a una vetrina per figurare bene, affidando agli sportivi il ruolo di ambasciatori a tutti gli effetti, come spesso accade. El Salvador aveva partecipato già ai mondiali del 1970, ma era stato sconfitto tre volte e rispedito a casa senza aver segnato nemmeno una rete.

I giocatori del Salvador arrivarono in Spagna dopo un'odissea durata qualche giorno. Voli organizzati male avevano fatto sì che la nazionale facesse scalo in diversi paesi prima di toccare il suolo iberico e, una volta arrivatiesausti ad Alicante, dovettero addirittura farsi prestare il pallone per allenarsi dalla nazionale ungherese che li avrebbe affrontati qualche giorno dopo. Storie d'altri tempi.

Quando fu il turno del primo incontro, l'Ungheria strapazzò la piccola nazionale salvadorena e verso il 60esimo minuto il risultato era già di 5-0. Ma, al ventesimo della ripresa, un veloce scambio tra gli attaccanti portò Luis Ramirez Zapata, soprannominato "El Pelè", davanti al portiere ungherese a segnare il gol della bandiera. Zapata si rese conto che quello era un momento storico per la piccola compagine centramericana. Si trattava pur sempre del primo gol della storia dei mondiali e chissà in quanti nel suo paese avrebbero esultato. Quindi corse per tutto lo stadio gaudente ed esultò come se avesse segnato il gol più importante della storia dei mondiali di calcio.

Gli ungheresi non la presero bene e trattarono El Salvador come un punchball. Alla fine il punteggio fu di 10 a 1, la sconfitta con il maggior numero di reti subite della storia dei mondiali. El Salvador divenne una barzelletta e, nonostante le due sconfitte successive comunque onorevolissime (0-1 contro il Belgio e 0-2 contro l'Argentina campione del mondo in carica), una volta tornati a casa, i 22 giocatori diventarono il simbolo della vergogna di un paese e vennero aspramente criticati (e non c'è bisogno di dirvi come una critica in El Salvador negli anni 80 potesse diventare piuttosto pesante, per usare un eufemismo).

"El Pelè" si ritrovava immerso per sempre dentro un incubo. "Tutti avevano in mente soltanto quel numero 10", disse, "per il mio gol non c'era spazio".

***

Venticinque anni dopo, a San Salvador, i reduci di quella partita di Ungheria ed El Salvador si ritrovarono per giocare la rivincita. Venne chiamata La partita del ricordo. Un grande striscione recitava: "Questa volta ricominciamo da zero a zero". Finì 2-2. C'è bisogno che vi dica chi segnò i due gol per El Salvador?


(Per approfondire: il film UNO : LA HISTORIA DE UN GOL)

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