venerdì 29 ottobre 2010

A voce alta

C'è una bella differenza tra leggere ad alta voce, in pubblico, e leggere a voce alta, sempre in pubblico. Leggere ad alta voce implica predisposizione, premeditazione, impostazione, studio. Bisogna esser bravi. Leggere a voce alta è più semplice, forse più intimo, e consiste nell'azionare tutto d'un colpo l'interruttore che accende le corde vocali del nostro leggere mentale, tirare su la manopola del volume e portare le parole del libro alla luce in modo pressoché spontaneo. Bisogna essere sé stessi.

Ecco, io leggo a voce alta. E quando quella che legge sempre dal vivo, che invece legge ad alta voce, mi dice che son bravo, io vengo investito da un'ondata violenta di imbarazzo, gratitudine e spavento. Però qualcosa di vero ci deve pur essere, perché mi applaudono, sovente. Sarà per via dell'accento. La cosa bella è che quando lo faccio tremo ancora come una foglia. Roba che nemmeno quando canticchiavo il rocchenrol da ragazzino.

Tutto ciò per dire che quella che legge sempre dal vivo ha scritto un libro, si chiama la centoventotto rossa, e lo presenta domenica a Rolo, lì al confine col mio natio borgo selvaggio. Mi ha chiesto di leggerne un pezzetto in pubblico. Lo farò, a voce alta.

La cosa si ripeterà allo Zammù di Bologna, il 4 novembre, che è il giorno della vittoria, una volta era festa, ora non più. E poi ce le portiamo in giro, quella che legge sempre dal vivo e la centoventotto rossa, col tour di Schegge di Liberazione, a Perugia e a Roma. Abbiam pensato di chiamare queste serate: Resistenza a motore. Che fantasia, eh?

E niente, ogni occasione è buona per darci e ricevere delle gran pacche sulle spalle, far tintinnare i bordi di vetro dei rispettivi calici, abbracciarci, che è sempre una bella cosa, e sparare corbellerie fino a notte inoltrata. Ci vediamo presto, dai.

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(update 1: mi son dimenticato di dire che a Rolo leggo a voce alta anche un pezzo di quello che suona sempre il chitarrino e non legge mai perché, come si dice dalle nostre parti, s'intartaglia. Sarà l'ultimo sbriciolu(na)glio ballabile, nel senso che il libro che ha scritto quello del chitarrino è praticamente esaurito. Gli abbiam detto di fare un ebook, ma lui è un mujaheddin della carta e nicchia sempre sulla questione)
(update 2: mi son dimenticato di dire, poi, che il 6 novembre, che non è festa, ma è un sabato, leggo a voce alta un pezzo della centoventotto rossa allo spazio Meme di Carpi, un posto dove ci sono le birre artigianali e io ci arrivo a piedi)

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