sabato 17 luglio 2010

Pensieri in apnea: Abisso

Ventitreesima puntata

Ormai è passato quasi un mese e posso ricordarlo meglio, senza lasciarmi prendere troppo dall'emozione.
Ero uscito da poco dalla piscina e mentre tornavo a casa stavo ascoltando "Ad Alta Voce" su Radio3, trentesima ed ultima puntata del Martin Eden di Jack London.
Nel furore delle lamiere roventi, del traffico irruente e dell'asfalto fumante ascoltavo, cupo e rapito:
Il Mariposa [nave su cui è salito il protagonista Martin Eden] aveva un grosso carico e, se si fosse appeso per le mani, avrebbe potuto toccare l'acqua con i piedi. Così avrebbe potuto buttarsi in mare senza fare rumore. Nessuno avrebbe udito nulla. Uno spruzzo d'acqua salata improvvisamente lo colpì sul viso. Sentì il gusto di salso sulle labbra, e il gusto era buono. Si chiese se avrebbe dovuto scrivere il suo canto del cigno, ma subito rise a quel pensiero.
La tangenziale ed i semafori che la punteggiano cominciarono a perdere senso. Il calore e il fastidio ottundevano il pensiero, mi rendevano feroce e attento, un animale in agguato, pessimo. l'infelicità narrata placidamente iniziava a combaciare con la mia.
Si era tanto impegnato per uscire dalla nave che s'era quasi dimenticato dello scopo delle sue azioni. Le luci del Mariposa si attenuavano nella distanza, ed egli nuotava tranquillo, come se avesse l'intenzione di raggiungere la terra più vicina, che distava almeno mille miglia. [...] Con una rapida e vigorosa propulsione delle mani e dei piedi riuscì a emergere con le spalle e metà del petto fuori dell'acqua, e ciò per acquistare impeto nella discesa. Poi si lasciò andare e affondo senza più un movimento, statua bianca negli abissi marini. Respirò nell'acqua profondamente, deliberatamente, come farebbe un uomo che respiri un anestetico.
Allo stesso modo la rabbia e il nervoso scemavano, s'inabissavano, e cedevano il posto al disgusto e al disprezzo di me, sensazioni mollicce e soffocanti, glauche e pallide. Immobile al semaforo la vita estiva di un paesucolo come il mio mi pareva completamente inerte e inutile. L'indifferenza e la tristezza si preparavano ad entrare in scena, chiamati con il rimbombo dell'annunciatore.
La volontà di vivere, pensò con sdegno, cercando inutilmente di non immmetere aria nei suoi polmoni che stavano per scoppiare. Bene, avrebbe dovuto trovare un altro metodo. Questa volta riempì i polmoni di aria, li riempì alla capacità massima. Quella riserva l'avrebbe portato molto in giù. [...] In giù, sempre più in giù, finché le braccia e le gambe cominciarono a stancarsi, e non riuscivano quasi più a muoversi. sapeva di essere sceso assai in basso. La pressione sui timpani gli faceva molto male; nella testa avvertiva una specie di ronzio. La sua resistenza stava per abbandonarlo, ma egli forzò gambe e braccia a trasportarlo sempre più in giù, finché la sua volontà non si spezzò e l'aria gli sfuggì dai polmoni, in un gran getto esplosivo. allora avvertì lo strazio dell'asfissia.
Bloccato, incollato allo schienale della macchina davanti casa, fermo in una surreale calma, senza respirare e senza muovermi attendevo la condanna, la dissoluzione del mondo, la fine della (mia/sua) morte nel buio dell'oceano.
Gli pareva di fluttuare languidamente in un mare di vaghe visioni. Colori e raggi luminosi lo circondavano, lo penetravano, lo pervadevano. Cosa era mai? Sembrava un faro, ma un faro nell'interno del suo cervello, un'improvvisa e violenta luce bianca. Cominciò a lampeggiare sempre più rapidamente. Poi udì un lungo rombo, e gli parve di cadere per una vasta scala interminabile. E al fondo di quella precipitò nella tenebra. [...]
Non so come ma, poco dopo, piccolo e gentile premio della catarsi, è nato un desiderio fortissimo, esaudito all'istante: avere un frisbee. Che potrà sembrare stupido, ma è giallo, vola lontano e mi aiuta a sentirmi meglio.

(J. London, Martin Eden, Torino, Einaudi, 2009, pp. 392-394 - Per non scontentare chi lo vuole leggere le ultime frasi non le ho messe...)

2 commenti:

  1. Grazie Ziro,
    avevo sentito alcune puntate, ma mi ero perso l'ultima.
    L'ultimo capitolo è davvero magistrale!

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  2. De nada Cosimo, è stata una vera anabasi. Adesso me lo leggerò prima o poi...

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