domenica 7 febbraio 2010

Pensieri in apnea: un flusso clorato d'incoscienza

quinta puntata

Inspiro, conto una bracciata, due e tre, giro la testa, respiro, spingo il braccio e ancora conto, uno due e tre, giro la testa dall'altra parte, respiro e via...perché sono qui? a volte me lo chiedo, forse è la ricerca di una "consapevolezza" del corpo, dai...figurati...lo saprò bene dove finisce e dove inizia il mio corpo, Ahia! maledetti galleggianti di merda, c'infili il mignolo e trac! s'interrompe tutto, tiro su la testa, improvviso un recupero e riparto, bestemmiando tra le bolle (che Nina non approverebbe)... Dedalus nell'Ulisse non è consapevole del proprio corpo, ma come si fa a capirlo?...Lo vedi camminare storto? lo vedi sbagliare la distanza tra gomito e bancone in un pub? Tocco, tocco il muro, piego le gambe, spingo col braccio per girarmi e poi via, un'altro giro...effetto pin-ball, se lo fai bene sfrutti l'energia cinetica e non perdi il ritmo. Ma io lo faccio male, c'è pure un anello murato alla fine delle corsia, giusto in mezzo. da piccolo m'han sempre detto di non toccarlo perché un ragazzo grande, nella foga della gara ci si è aggrappato e nello slancio della ripartenza si son spezzate le dita, o forse ce le ha lasciate lì. Un crampetto sotto il piede, va bene, ecco qui un segnale dal mio corpo, un segnale molto rozzo ma efficace, fermati o cambia altrimenti non ti aiuto più, prossima vasca a rana che ci rilassiamo, ok?...ma tanto, se non riesco a ripartire bene normalmente cosa mi viene da provare la capriola, che poi non ci riesco e faccio tutte quelle mosse, che agli asciutti devo sembrare un delfino impazzito o uno del nuoto sincronizzato fuori orario. Eppure ci provo, conto le bracciate che mancano, sei e cinque, quattro e tre, due e uno, e... non ci riesco, dovrei buttare giù la spalla, ranicchiarmi e ruotare su un asse ma bevo, lo so che se faccio così bevo, l'acqua mi entra nel naso, bruciando, e mi piglia un balordone che passo cinque minuti sul bordo vasca a riprendermi. Ma perché voglio far la capriola? voglio sfidare i veterani della quarta corsia? dimostrargli che anch'io ce la posso fare? No, credo che sia perché adoro la lontra. Non scherzo. Ho visto una lontra all'acquario gigante di Lisbona qualche anno fa. Faceva capriole su capriole e continuo a credere che sia l'essere più felice che abbia mai visto. Forse voglio essere una lontra...braccio alto, mano in planata, appena sotto il livello giro il palmo, spingo l'acqua indietro, verso le gambe, le gambe dritte! le gambe dettano la direzione, non devono contro bilanciare le braccia, importante! La capriola però non la faccio perché ho paura di rompermi di nuovo la testa, era un tuffo ma cambia poco, anzi, poco ci mancava che ci rimanevo secco, ecco cos'è la consapevolezza del corpo...c'è un'altra cosa che un po' mi stranisce, a stile libero, quando le braccia sono indietro, una sotto, l'altra che sta uscendo e giro la testa per respirare, ecco, quello è un momento in cui mi sento completamente indifeso, credo che basterebbe niente da fuori per affossarmi. Non è un bel momento né una bella sensazione, che sottilmente sento ogni volta ma è molto vicino a un altro momento che è piccolo, infinitesimale, che forse, a starci attento, accade due, massimo tre volte al giorno: sono quei millesimi di secondo in cui ho esaurito un movimento e sto per ripartire, ogni cosa e persona intorno a me si muove mentre io sono leggero, sospeso nell'acqua, bloccato e consapevole. In quel momento voglio essere acqua. In quel momento lo sono.

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