venerdì 7 novembre 2008

Dolori Interinali

“Farò tali cose
(quali ancora non so)
ma saranno
il terrore del mondo”
(Re Lear sulla soglia della pazzia)

ciao Many,
ti racconto quello che mi è accaduto pochi giorni fa ad un colloquio di lavoro.

Mi telefona l'agenzia interinale alla quale avevo lasciato un CV per un posto di tecnico informatico. Mi convocano per un colloquio da loro, il colloquio va bene e mi fissano un appuntamento nel pomeriggio per l'Azienda interessata.
Arrivo puntuale all'Azienda, dico alla ragazza alla reception che ho un appuntamento con la responsabile dell'ufficio personale e lei in risposta mi chiede, asettica: "Ha un documento?"
Cominciamo male.

Alquanto alterato le allungo la carta d'identità che la ragazza provvede a fotocopiare in una stanza attigua. Quando torna con le fotocopie (a colori, pensa te che spreco!) mi chiede di seguirla in una saletta. "Posso riavere la mia carta d'identità?" domando preoccupato perché l'atmosfera è oramai degna di un check-point militare e temo che il documento mi venga confiscato. Me lo restituisce, ma in cambio mi allunga un modulo di domanda di lavoro da compilare.
Sono esterrefatto.
"Ma ho un appuntamento, mi manda l'agenzia interinale, il mio curriculum l'avete già!" tento di fare capire alla centralinista che ligia al dovere mi risponde austera: "Queste sono le prassi aziendali" e se ne va senza aver nemmeno alzato la cornetta del telefono per avvisare la persona con la quale avevo un appuntamento.

Rimango lì, da solo nella saletta per alcuni istanti, le fotocopie (a colori) della mia carta d'identità in una mano e il modulo nell'altra. Mi sale un senso di disagio enorme, una vera e propria angoscia che si trasforma in stretta allo stomaco. Non è così che voglio esser trattato, non è certamente questo il posto ove voglio lavorare! La decisione è immediata: esco dalla saletta e poggio la penna e il modulo intonso sul bancone della reception.
La centralinista mi guarda stupita senza capire. La guardo e le dico con la massima calma: "Mi spiace ma questo modo di fare non è per me, nulla di personale, non ce l'ho con lei, ma con questa azienda non posso avere nulla a che fare" Poi mi giro e me ne vado.
Lei rimane di sasso, il viso paralizzato, attonita, ammutolita. Io sono felice di aver dato retta ai miei sentimenti, teneteveli i vostri moduli, la vostra burocrazia e il vostro lavoro del cazzo, meglio fare la fame che vendere la propria dignità!

Più tardi mi telefona l'impiegata dell'agenzia interinale chiedendo spiegazioni sull'accaduto. Ovviamente biasima il mio comportamento, secondo lei avrei comunque dovuto sostenere il colloquio perchè "la faccia ce la mettono loro" (ma le umiliazioni me le prendo io!)
L'impiegata e è disperata: "In cinque anni non mi era mai successa una cosa simile" si lamenta "Ci hai fatto perdere un cliente. Hai mandato a monte ore ed ore del mio lavoro"
Mi spiace baby, è la guerra!
Fantastico, due piccioni con una fava, in una sola mossa guasto i piani delle aziende e delle agenzie interinali, senza volere ho scoperto un modo strepitoso per sabotare il sistema! Diventerò il Paolini delle agenzie interinali!

Dopo una mezzora mi tornano a chiamare. Questa volta decido di non rispondere, ci siamo già detti tutto, non è necessario spiegare le cose due volte. Insistono, chiamano due, tre volte - cazzo vogliono? - mi decido finalmente a rispondere. E' un altri impiegato dell'agenzia interinale che, con toni concilianti, mi dice che l'Azienda è ancora interessata a vedermi.
"Il profilo del suo curriculum è interessante" mi dicono. Incredibile, Io li disdegno e loro mi cercano, Colloquio Man ha un fascino tale da farlo vincere anche quando vuole perdere.
La storia comincia a diventare interessante: di lavorare in quell'azienda non ci penso nemmeno, sarebbe per me un incubo, ma alla fine acconsento nel dar loro una seconda possibilità e per godermi il proseguio con la curiosità dell'antropologo.

Passo la mattina dopo in agenzia e spiego in maniera estesa il motivo del mio comportamento. La butto sul paradosso facendogli notare che se ad entrare non fossi stato io ma un cliente forse non gli avrebbero chiesto i documenti ma piuttosto gli avrebbero offerto un caffè. Faccio notare che compilando il loro modulo avrebbero potuto sapere le stesse cose contenute nel curriculum già in loro possesso mentre molte più informazioni le avrebbero avute PARLANDOMI invece di affibbiarmi il modulo asettico. E poi, se "per tutelarsi" sono così fiscali nel volere sapere cose su di me, allora voglio sapere anche io cose si di loro: che mi facciano vedere i bilanci aziendali e l'ammontare del loro indebitamento con le banche, voglio accertarmi che siano in grado di pagarmi lo stipendio per i prossimi mesi.

Inutile, non vengo capito, per loro il fatto che quell'insano modo di fare sia "la prassi aziendale" prevale sull'avere un comportamento umanamente accettabile e ragionevole, prevale sull'umiliazione di essere stato trattato come una nullità. Un'azienda dove le "prassi aziendali" prevalgono sulle più elementari norme di comportamento umano non mi sembra il posto dove uno debba desiderare di lavorare. Anche nella Germania nazista gli orrori commessi furono giustificati dicendo che "si ubbidiva solo agli ordini".
Se mi convocheranno per il colloquio ci andrò e gli parlerò di queste cose e magari gli chiederò anche come fanno ad essere così tonti da non capire che EVIDENTEMENTE, stante il mio comportamento, io non posso essere la persona adatta per loro.
Fanno tanto i professionali, sia nell'Azienda che nell'agenzia interinale, ma non si accorgono nemmeno che vogliono assumere una persona completamente inaffidabile!