giovedì 28 febbraio 2008

Piuttosto che, anziché no...

Da qualche tempo - non tanto in termini secolari, ma abbastanza per una piccola rivoluzione linguistica - la società del terziario, dal Nord-Est iperproduttivo al quartario più effimero e quasi filosofico, si è impadronita della lingua italiana capovolgendo l'uso dei termini piuttosto che delle congiunzioni, piuttosto che delle espressioni d'uso quotidiano.

Sentite quanto è secco e sterile il "piuttosto che" appena usato. Oserei quasi definirlo sciocco e impreciso, volgare. Invece si tratta del "piuttosto che" corretto, almeno per l'Italiano odierno dei dizionari stampati negli ultimi tempi. Anni addietro - forse molti di più di quelli di cui sopra - sarebbero arrivate certe sfroppole sulle dita dalla bacchetta del maestro, nell'utilizzare un "piuttosto che" al posto di un "oppure". Era un errore abbastanza grave, in effetti. Errore non lo è più.

Allora chi dobbiamo insultare, piuttosto che ringraziare, per questo ribaltamento o, se preferite, rimbambimento di significato? Sempre loro: i manager, gli impiegati inteccheriti del terziario e del quartario, chi otto ore o più al giorno, senza obbligo di timbrare il cartellino, paga le tasse e percepisce uno stipendio per intrattenere relazioni umane, progettare sistemi di correlazione economica "piuttosto che" imbarcarsi nella gestione delle risorse umane...

"Piuttosto che" è poco musicale, rovina l'armonia della frase nella quale viene incuneato a forza, ma conferisce un tono a un tempo austero e colloquiale se spacciato in un meeting di lavoro davanti a una sommaria presentazione in power-point. Ed è impegnativo da pronunciare, permette all'utilizzatore una vasta schiera di riflessioni nel momento stesso della pronuncia. Lo si usa lentamente: "P-i-u-t-t-o-s-t-o...che". Concede il tempo per pensare all'opzione successiva, consente di infilare una serie pressoché infinita di possibilità concomitanti. Può far dare di sé un'ottima impressione. Preparatezza, competenza, capacità d'analisi, ecc. ecc.

Lo so, fa schifo. Ma tocca tenercelo e considerarlo come parte della (neo)lingua italiana. Volenti o nolenti, nemmeno una recessione potrà salvarci, piuttosto che risparmiarci il fastidio, piuttosto che darci ragione, piuttosto che...

2 commenti:

  1. Commosso, sopratutto per "inteccheriti", dovrò andare a rispolverare il devoto-oli

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  2. Anonimo2:01 AM

    eziandio..

    k. augenthaler

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